Descrizione
La Tintilia è il tradizionale vitigno autoctono del Molise che sa esprimere una robusta struttura e sentori di frutta matura. La interpretiamo con una vinificazione naturale nel rispetto delle caratteristiche del vitigno. Un leggero deposito in bottiglia significa naturalità.
Il logo è un simbolo in lingua osca che rappresenta il numero “50”, rinvenuto su un’anfora vinaria a poca distanza da un “lacus vinaria” di origine latina (vasca utilizzata per la vinificazione), nel comune di Bonefro (CB). Il fatto che ci fossero anfore, numerate in lingua osca, e tracce di una struttura latina, sta a testimoniare un’antichissima e continuativa presenza di attività vitivinicola nella zona, in età antica.
La rondine sul tratturo rappresenta noi molisani, viaggiatori, emigranti, legati alla propria terra eppure sempre in viaggio. Il disegno rappresenta il tratturo Celano-Foggia, situato a 200 metri dai nostri vigneti.
RIDOTTO CONTENUTO DI SOLFITI
Contenuto MOLTO RIDOTTO (35 mg/l) (Analisi n° 18LA01116 del 08/02/2018)
ASSENZA DI PESTICIDI
Analisi su residui di circa 600 fitofarmaci non ha rilevato presenze significative
TRACCE DI UN’ANTICHISSIMA ATTIVITA’ VITIVINICOLA NELLA ZONA
Il vigneto di Tintilia dell’azienda San Vito è impiantato in località Colle della Chiesa, nella frazione di S. Vito. Nei pressi di questa località si dice sorgesse anticamente la Binifri, la prima base certa della sua esistenza si trova in un documento scritto nel 1049, 1049 con la denominazione di Binifri(dal latino Vinifer) ovvero terra dove si produce vino.
Nei pressi di questa località è stato rinvenuto un sepolcreto di epoca preromana, probabilmente etrusca, con i suoi corredi funerari in terracotta, dei quali si sono salvati soltanto un piattino e un vasetto.
Più a nord, verso il 1947 nella località Camposello della contrada Canala fu rinvenuta una pietra sepolcrale dell’età imperiale romana con la scritta VOLUMNIAE / C. L. SELIDI, la quale attesta che vi fu sepolta Volumnia Selide, una schiava di origine greca (Selis è un soprannome greco) resa libera dal suo padrone Caio Lucio Gaio. (Una delle ipotesi più probabili è che il luogo significhi il “campo di Selide”).